Attualità - 18 ottobre 2023, 12:00

Frontalierato: più di un lavoratore su dieci del Vco è occupato in Svizzera

Il fenomeno è in crescita perché il mercato del lavoro nella nostra provincia non offre più garanzie di stabilità

Un esercito di 8mila lavoratori che quotidianamente si alza ben prima dell'alba e si reca, in auto o in treno, al lavoro in Svizzera. Di questi 8mila, 6mila vanno in Ticino, 2mila in Vallese. Sono i frontalieri del Verbano Cusio Ossola. Un numero di grande impatto se confrontato con la popolazione residente: su 150mila abitanti del Verbano Cusio Ossola infatti, 50mila sono pensionati (di cui 40mila con pensioni di vecchiaia e anzianità), 65mila occupati, 5mila disoccupati, 15mila inattivi (fascia 15-64) 15mila giovani (0-15). Oltre il 10% dei lavoratori del Vco è dunque un frontaliere, ovvero più di un lavoratore su 10 residente nel Vco si sposta in Svizzera, un abitante ogni 20 è un frontaliere ed il numero è raddoppiato negli ultimi 15 anni.

Nella provincia azzurra il precariato è in crescita: solo il 10% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato, contro una media nazionale del 17%. Un fenomeno dovuto principalmente al fatto che il settore che occupa il maggio numero di lavoratori oggi è il terziario, con le attività turistiche in primis. Da qui la forte spinta, e necessità, dei lavoratori italiani a guardare al di là della frontiera, in Ticino innanzitutto. Se infatti le minori garanzie e il precariato in terra elvetica potevano costituire in passato un deterrente, oggi non sono più un freno alla ricerca di occupazione in Svizzera, dato che anche in Italia la stabilità lavorativa sembra non essere più un dogma. Il lavoratore oggi ragiona in ottica di convenienza retributiva, e la Svizzera da questo punto di vista è molto più attrattiva dell'Italia. A parità di mansione infatti la retribuzione svizzera in Ticino è tripla rispetto a quella italiana.

Ma ovviamente non sono solo rose e fiori: il frontalierato è infatti un fenomeno che presenta molti aspetti e diversi disagi: i cambiamenti introdotti con il nuovo accordo fiscale, problemi di viabilità e trasporti solo per citarne un paio. Una ricerca condotta direttamente dalla Cgil sui frontalieri del Canton Ticino nel 2023 mostra come un giorno ogni tre giorni di lavoro, un frontaliere ha a che fare con disagi dovuti a incidenti, lavori in corso e frane improvvise: nella migliore delle ipotesi significa aumentare le ore per gli spostamenti, nella peggiore esserne coinvolti con rischi per danni ai mezzi e, soprattutto, alla vita.

Per fare il punto della situazione la Cgil Novara e Vco ha organizzato, nei giorni scorsi a Verbania, un incontro dal titolo “Frontalieri Vco: dal nuovo accordo allo Statuto del Frontaliere” che ha visto la partecipazione di istituzioni e sindacati italiani e svizzeri, oltre naturalmente a numerosi frontalieri o lavoratori interessati a cercare occupazione oltre frontiera. Tanti i temi emersi, dai disagi causati dai lavori di messa in sicurezza della strada 34, alla stesura dello Statuto del Frontaliere e la necessità di istituire tavoli di confronto su risorse e progetti Interreg.

A introdurre i lavori Gigi Bacchetta, segretario Cgil Novara Vco, che ha presentato una panoramica sulla fragilità territoriale del Vco, sulla dipendenza occupazionale dalla Svizzera, sui dati del mercato del lavoro, e su cosa chiedono alla Cgil i lavoratori per decidere se diventare frontalieri (salario, tassazione, tempi e disagi per spostamenti). Ovviamente il focus è stato anche e soprattutto sui problemi di viabilità.

"Il Vallese è raggiungibile tramite ferrovia (Domodossola – Briga; Domodossola - Visp) con quattro treni con orari compatibili con quelli dei pendolari. Si segnalava un pesante sovraffollamento in passato che ci risulta essere in miglioramento anche se non del tutto risolto  - ha infatti spiegato Bacchetta - le infrastrutture che invece sono all’ordine del giorno e che monitoriamo con attenzione sono in particolare la Centovalli (ponte di Ribellasca) e la SS34, da cui passano i 6mila frontalieri verso il Canton Ticino. Proprio su questo versante si riscontrano i disagi maggiori. I lavori sulla SS34 ammontano a 60milioni di €uro e sono comunque già iniziati e vedono la regia del Comune di Verbania. I progetti Interreg dedicati attingeranno invece da un fondo di 17milioni di €uro dei 140 milioni di €uro complessivi del programma per gli anni 2021-2027. Fondamentale sarà la sinergia tra tutte le parti coinvolte nella strutturazione
di una progettazione che cambi radicalmente gli spostamenti e che non veda le vie d’acqua come un ripiego emergenziale da realizzare quando non vi è alternativa".

Sulla questione è intervenuta anche il sindaco di Verbania Silvia Marchionini, che si è soffermata su mobilità, disagi e lavori, sulla conferma della chiusura nel 2025 dei lavori di messa in sicurezza della SS34, sulla conferma dello slittamento dei lavori alla galleria paramassi a Cannobio e che era stata oggetto di discussione nei giorni precedenti. Marchionini si è detta favorevole ad accordi con sindacati riguardanti sportelli informativi e tavoli di confronto su risorse e progetti sinergici (Interreg).

Sono poi intervenuti Giangiorgio Gargantini (segretario regionale Unia Ticino) e Giuseppe Augurusa (responsabile nazionale frontalieri Cgil). Il primo ha parlato delle rivendicazioni del sindacato svizzero (incremento salari per recuperare inflazione; ruolo fondamentale salario minimo), dei problemi di dumping salariale tra svizzeri e frontalieri, e della situazione in Ticino che non risulta essere ottima, con indici di povertà in peggioramento, salari alti ma costo della vita altrettanto alto.

Augurusa ha invece ripercorso tratti del nuovo accordo Italia-Svizzera, raccolto la possibilità di collaborazione con il Comune di Verbania per accordi territoriali, richiamato la necessità di sinergia tra tutti gli attori coinvolti, soprattutto in merito all'utilizzo di fondi interreg.

Parlare e approfondire il tema del frontieralato risulta dunque di primaria importanza: "La Svizzera è il primo datore di lavoro che attende i ragazzi del Vco, una provincia ai primi posti a livello nazionale per ragazzi che non studiano e non lavorano nella fascia 15-29 (30%) e, tra loro, ai primi posti a livello nazionale (bisogna scendere oltre il centro Italia per avvicinarsi a percentuali simili) per ragazzi che non studiano, non lavorano e, soprattutto, non lo cercano (l’85% del 30%) - dicono dalla Cgil - I dati sono sintomatici di una situazione di disagio aggravata da una pandemia che ha inciso particolarmente su dinamiche strutturali preesistenti nel Vco (assenza di lavoro, terziario come unico settore che porta con sé nella maggioranza dei casi precariato sfruttamento lavorativo, assenza di percorsi universitari, costi elevati delle abitazioni e degli affitti) dando il via libera a progetti che vengono portati avanti nello spazio giovani comunale dall’Associazione 21 Marzo che lo gestisce relativi al sostegno psicologico e alla creazione di una comunità educante a cui anche la Cgil prende parte".




Miria Sanzone