Si profila una vera e propria stangata per i cittadini svizzeri che vengono a fare la spesa nei Comuni italiani di confine come quelli della provincia di Varese.
Per contrastare il fenomeno del turismo della spesa effettuato da molti cittadini elvetici, le autorità politiche della Confederazione hanno proposto di abbassare la franchigia dell'Iva dagli attuali 300 franchi a 100. Sopra questa cifra, la tassa si pagherebbe, penalizzando così anche le spese più piccole.
Attualmente, chi fa la spesa in Italia o in altri Paesi vicini per un totale fino a 300 franchi non deve dichiarare nulla in dogana e non deve quindi pagare alcuna tassa. L'obiettivo della proposta svizzera che potrebbe partire dal 1° gennaio 2025, è quello di disincentivare e penalizzare il turismo della spesa.
«L'impatto per l'economia di frontiera sarebbe sostanzialmente nullo - commenta Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell'associazione dei Comuni di confine - perché sulle auto in arrivo dalla Svizzera per fare acquisti salirebbero quattro persone anziché le attuali una o due».
Mastromarino invita tutti a fare un ragionamento di prospettiva e di lungo termine che accomuna tutti gli abitanti sul confine sia della sponda italiana che svizzera.
«Occorre ragionare in termini strutturali - afferma Mastromarino - il costo della vita in Canton Ticino è molto più alta che in Italia e per le famiglie elvetiche è una necessità venire a fare la spesa da noi come per i nostri frontalieri andare a lavorare oltreconfine. La nostra è un'economia transfrontaliera e in questo contesto, erigere barriere sul confine è solo un modo per complicare la vita dei cittadini che ci abitano. Questo tipo di scelte politiche non servono a nulla».