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io_viaggio_leggero | 29 marzo 2025, 07:00

Vietnam del Nord, dove la natura incanta e il turismo bussa alla porta

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori e racconti di viaggio vissuti in prima persona. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti e storie di vita. Se hai un’esperienza da raccontare… scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

Il mio viaggio nel Vietnam del Nord era nato con l’idea di scoprire un Paese vibrante, ricco di natura, cultura e tradizione. Ho trovato molto di tutto questo, ma mi sono anche imbattuto in un’altra verità: una terra che corre, forse troppo in fretta, verso l’idolo d’oro del turismo, rischiando di perdere parte di sé. 

Siamo partiti dalla zona di Ninh Binh, a circa due ore di macchina da Hanoi, dove le formazioni carsiche si innalzano maestose lungo i fiumi silenziosi. A Tam Coc, le barche ci hanno condotti tra risaie sommerse e scogliere calcaree che si specchiavano sull’acqua. Ci siamo accorti subito di qualcosa di curioso: la donna che remava lo faceva con i piedi. Seduta in fondo alla barca, ha incrociato le gambe sui remi e li ha mossi con calma e precisione, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non è stato solo uno spettacolo: ha usato la forza delle gambe per risparmiare fatica, lasciando le mani libere per sistemarsi il cappello e bere un sorso di tè. Ci ha sorriso, come a dire: “Qui si è sempre fatto così.” E in quel gesto ho riconosciuto tutta la saggezza semplice della vita sul fiume.

 

Il giorno seguente abbiamo raggiunto Trang An. Nonostante la vicinanza geografica, il contrasto è stato immediato. Tam Coc ci aveva accolti con un’atmosfera rurale e quasi intima; Trang An ci ha investiti con la forza di una macchina turistica ben oliata. Appena entrati nell’area protetta, ci siamo trovati davanti a un enorme parcheggio pieno di pullman e file perfettamente ordinate di barche in attesa. Il tragitto è durato circa due ore e mezza. Siamo passati attraverso una serie di grotte lunghe e strette, ognuna con un nome evocativo: Sang Cave, Toi Cave, Nau Ruou Cave. L’acqua era immobile come uno specchio e rifletteva le stalattiti e le pareti di pietra in un gioco ipnotico di luci e ombre. In alcuni punti, la roccia ci ha sfiorato la testa! Sulla superficie del fiume, il traffico di barche era continuo. Alcuni tratti del percorso somigliavano più a una tangenziale fluviale, eppure la bellezza del paesaggio era fuori discussione. I templi nascosti sulle rive, raggiungibili solo via fiume, aggiungevano un tocco di mistero e spiritualità. Abbiamo attraccato per visitarne uno: un piccolo santuario immerso nella vegetazione, dove il profumo dell’incenso si mescolava all’umidità del muschio. Uno spettacolo, confezionato in maniera perfetta, per i molti visitatori!

 

Il nostro viaggio ha raggiunto poi la capitale Hanoi, una città in pieno fermento. Il traffico mi è sembrato quasi una coreografia urbana, dove l’unica regola è il movimento costante. Attraversare una strada mi ha fatto sentire parte di qualcosa di caotico, ma profondamente vivo. Nel Quartiere Vecchio ci siamo ritrovati davanti case che si arrampicano verso l’alto, strette tra fili elettrici e balconi di piante. Ma accanto alle botteghe storiche, ho notato il moltiplicarsi di agenzie turistiche, centri massaggi e negozi che vendevano brand occidentali contraffatti. Ad Hanoi, il volto più autentico l’ho trovato nei mercati di strada. Lì, il Vietnam si è mostrato senza filtri: carne fresca appesa a ganci metallici, pesce ancora guizzante in bacinelle d’acqua, verdure colorate disposte su piccoli banchi improvvisati, spesso con solo un telo per terra. Le venditrici, con i tipici cappelli a cono, pesavano con bilance manuali e contrattavano con voce ferma. Qui non c’era spettacolo per il turista: c’era solo la vita, quella vera, che scorre tra un passaggio di monete e il suono di un coltello che batte sul tagliere. Passeggiando tra i vicoli, spesso si scorgevano piccoli altari nascosti nei portoni o negli angoli delle case. Un gesto silenzioso, quotidiano, che racconta il legame spirituale del popolo vietnamita con chi non c’è più.

 

Nella “Train Street” abbiamo vissuto uno dei momenti più stravaganti del viaggio. Seduti in un bar lungo i binari, abbiamo atteso il treno circondati da altri viaggiatori. Pochi minuti prima del passaggio, le sedie sono state spostate e le foto pronte per essere scattate. Il treno ha sfrecciato tra i muri delle case, come un grande spettacolo tanto atteso. E mi sono chiesto: per chi corre davvero quel treno? Per i pendolari o per i turisti?

 

Abbiamo visitato anche la Van Mieu, l’antica Università della Letteratura: un’oasi di quiete nel cuore della città, tra cortili, bassorilievi e stele in pietra dedicate agli studiosi del passato. Un luogo che ha conservato intatto il fascino della tradizione confuciana.

 

L’avventura continua, con un treno notturno diretto a Sapa. Il tragitto è stato lento, tra cigolii e fermate in stazioni secondarie, ma ci ha offerto uno sguardo diverso: quello della lentezza, della transizione. All’arrivo, ci ha accolto la nebbia delle montagne, densa e misteriosa. Le famose terrazze del luogo erano appena visibili, ma proprio per questo sembravano più vere. Il trekking ci ha condotti tra i piccoli villaggi, dove le donne, vestite con abiti tradizionali, ci hanno accolti con sorrisi sinceri. Abbiamo attraversato campi, sentieri scivolosi, ruscelli e ponti sospesi. La pioggia e l’aria secca di montagna hanno accompagnato le nostre giornate. 

 

Il viaggio si è concluso con una crociera nella baia di Ha Long, tra acque placide e formazioni rocciose spettacolari, patrimonio dell’UNESCO. Abbiamo visitato grotte nascoste e fatto kayak. Gli isolotti si succedevano come sculture naturali, ognuno con la propria forma: alcuni ricordavano teste d’animali, altri colline verdi. Ogni curva della baia nascondeva una nuova meraviglia. La sera, la piccola nave ha gettato l’ancora in una baia riparata. Abbiamo cenato con pesce fresco, verdure, riso profumato. Nessuna connessione internet, solo il fruscio dell’acqua contro lo scafo e il riflesso delle luci sulle onde. Abbiamo dormito cullati dal rollio lento della barca. Nessun rumore, nessun faro. Solo la sensazione di essere lontani da tutto, circondati da montagne di pietra in mezzo al mare. Anche qui, però, il turismo di massa ha cominciato a farsi sentire. L’esperienza immersiva, a tratti, mi è sembrata ben confezionata. 

 

Ho lasciato il Paese con emozioni contrastanti: incantato dalle bellezze naturali, ma interrogandomi sulla trasformazione in corso. Un Vietnam doppio: uno che accoglie con cuore aperto e uno che, per accogliere, talvolta diventa spettacolo. Negli ultimi anni abbiamo visto come il turismo sia diventato il nuovo idolo d’oro un po’ ovunque. Il Vietnam non è immune a questo fenomeno globale. Il rischio è chiaro: che l’identità si smarrisca, che il Paese dimentichi la sua voce autentica. Questo viaggio mi ha fatto riflettere anche su cosa significhi davvero viaggiare oggi. Non basta vedere luoghi: serve saperli ascoltare, riconoscerne le contraddizioni, portando a casa anche qualche aspettativa disattesa.

IN & OUT  VIETNAM del Nord

Porta con te

  • Una Sacca Idrorepellente
  • Una Maglia termica 
  • La Capacità di Ascoltare

Lascia a casa 

  • Le Aspettative
  • I Pantaloni Corti
  • L’ Insofferenza per le code   

Valutazione : 3 zaini

Legenda

1 zaino (meglio andarci in vacanza )

2 zaini  (merita un viaggio ma..)

3 zaini  (vale il viaggio )

4 zaini  (viaggio da non perdere )

5 zaini  (vale più di un viaggio)

Marco Di Masci

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