io_viaggio_leggero - 15 marzo 2025, 07:00

Fiori di Sanremo in Siberia, missione Made in Italy: intervista ad Alessandro

In questa rubrica troverete reportage diretti e interviste di viaggio, esperienze vissute in prima persona lontano da casa. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti ed incontri inaspettati in giro per il mondo. Se hai una storia da raccontare scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

Alessandro, 44 anni, è originario di Mendatica, un piccolo paesino dell’entroterra ligure. Oggi vive a Sanremo, la città dei fiori e della musica. È direttore del Distretto Florovivaistico del Ponente Ligure, un ente che sostiene gli agricoltori locali e promuove le piante e i fiori della Riviera, eccellenze riconosciute a livello internazionale. Grazie al suo lavoro, ha viaggiato portando la qualità e la bellezza dei fiori di Sanremo all’estero, anche in luoghi impensabili.

Hai viaggiato molto per promuovere questi prodotti, immagino?

Il nostro mercato è per l’80% internazionale, quindi ho partecipato a fiere, eventi e missioni commerciali in alcuni Paesi. Tra i viaggi più particolari c’è stata sicuramente la Siberia: un’esperienza fuori dal comune, ma incredibilmente interessante. Alcuni anni fa prima che i venti di guerra iniziassero a soffiare, siamo andati per una serie di dimostrazioni floreali, portando con noi due designer italiani famosi: Toni Trentini e Rudy Casati. Abbiamo mostrato ai fioristi russi come utilizzare i fiori di Sanremo. E strano a dirsi, proprio in Siberia – dove la natura è poco accessibile e il clima durissimo – la voglia di avere in casa qualcosa di vivo, colorato e naturale era fortissima. Roba da non credere, ma è stato così!

Il vostro itinerario?

Siamo arrivati a Mosca, poi ci siamo spostati a Kazan, capitale del Tatarstan, e infine abbiamo preso un volo notturno per Novosibirsk, nel cuore della Siberia. Tre tappe diversissime tra loro, ma tutte interessanti. Per rientrare in Italia, siamo passati nuovamente dalla capitale russa.

Raccontaci…

A Kazan abbiamo organizzato la prima dimostrazione. Abbiamo incontrato i fioristi locali e mostrato loro come lavorare con mimose, ranuncoli e altri fiori liguri. La città è stata una sorpresa: moderna e storica insieme, con una splendida moschea e un’identità culturale fortissima, frutto dell’incontro tra la cultura russa e quella tatara. Novosibirsk, invece, mi hanno raccontato i locali, è una città nata con la costruzione della Transiberiana e cresciuta enormemente durante la Seconda Guerra Mondiale, quando fabbriche e centri di ricerca furono trasferiti lì per metterli al sicuro. Ho visto una grande voglia di sviluppo, unita a un forte legame con la tradizione. Il clima era molto rigido, con punte di -30 gradi, ma non ha fermato la passione per i fiori né la partecipazione alla nostra piccola Convention a base di mimosa. Infine, a Mosca, la protagonista è stata la periferia: oltre alle fabbriche, ci sono i magazzini per lo stoccaggio dei fiori. È una zona dove l’architettura non brilla particolarmente e, per strada, ci sono vere e proprie centrali termiche per il riscaldamento di luoghi di lavoro e case private. Per sfidare il gelo, spesso le temperature all’interno sono talmente alte che quasi non si respira!

Qualche episodio che ti ha colpito?

A Kazan abbiamo conosciuto un ex agente del KGB con una cultura letteraria straordinaria. Parlava di Buzzati e Calvino con una passione incredibile per la letteratura italiana. Poi ci siamo imbattuti in un ristorante italiano chiamato Piazza Fontana: un nome scelto evidentemente a caso. Ci ha fatto sorridere parecchio! A Mosca, invece, la nostra traduttrice ha avuto un attacco di panico ed è scomparsa prima della dimostrazione: un bel problema! Fortunatamente, una persona che viaggiava con noi “masticava” un po’ di russo e siamo riusciti a tamponare la situazione. Sempre a Mosca, una sera siamo entrati in un locale e all’improvviso hanno messo la canzone  “Sarà perché ti amo" dei Ricchi e Poveri, in italiano. È stato incredibile: i russi hanno iniziato a ballare e cantare a squarciagola, come se fosse l’inno nazionale! Ma l’immagine più forte di tutto il viaggio è stata la Siberia vista dall’alto, durante il volo notturno: un mare immenso di neve e ghiaccio, illuminato solo dalla luna e da pochissime luci sparse. Un panorama che porterò per sempre negli occhi. A Novosibirsk per le strade, gli spazzini lavoravano un’ora e poi facevano un’ora di pausa al caldo per non congelare. Quando si dice l’arte di arrangiarsi! Sempre in Siberia, il fiume principale della città, in inverno, veniva utilizzato come strada, anche dai mezzi pesanti. Sono state tutte immagini particolari, curiose e inaspettate.

E la cucina?

Molto particolare. Pesce di fiume, orso, alce, tutto cotto lentamente con panna e burro. E a tavola niente acqua: solo vodka o un succo dolcissimo di frutti di bosco. Quando ho chiesto una birra, mi hanno guardato malissimo: gli uomini veri, mi hanno detto, bevono solo vodka!

Com’è stato il rapporto con i fioristi russi?

Ottimo. Per i russi, il rapporto personale è fondamentale. Se si fidano di te, ti restano fedeli per anni. È un mercato un po’ chiuso, dominato da pochi grandi operatori, ma con un amore profondo per i fiori. In ogni fermata della metro c’è un banchetto di fiori freschi: è parte della loro cultura quotidiana. Il Festival di Sanremo ha avuto un ruolo chiave nel far conoscere i fiori liguri in Russia perché, durante la Perestrojka, la gara canora è stata una delle primissime trasmissioni occidentali mandate in onda dalla TV di Stato. Per molti russi è stata una finestra sul nostro mondo: hanno conosciuto Sanremo, le sue canzoni, la sua atmosfera e, naturalmente, i suoi fiori. Quell’apertura ha creato un legame speciale tra il nostro territorio e la Russia, un legame che, nel nostro settore, ha lasciato un’impronta fortissima.

Dopo questa esperienza, torneresti in Siberia?

Senza dubbio. Mi ha affascinato moltissimo. Mi piacerebbe tornare per scoprire meglio la natura selvaggia, conoscere le minoranze locali e approfondire alcune culture che sono rimaste quasi intatte nei secoli. La Siberia è un mondo estremo, ma proprio per questo affascinante. È uno di quei luoghi che, una volta visti, ti restano dentro.

Cosa ti sei portato a casa da questa esperienza?

Ho scoperto quanto sia importante la capacità di adattamento. In Siberia ho visto persone affrontare condizioni incredibili con una forza e una serenità che mi hanno colpito. Ho capito quanto sia universale il desiderio di avere bellezza e natura intorno, anche nei luoghi più estremi. E ho vissuto sulla mia pelle quanto un fiore possa essere un ponte tra culture lontane. È stato un viaggio, non solo di lavoro.                                                   

Marco Di Masci

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